Seconda accusa: siete credenti ipocriti (1,10-20)
Popolo e governanti di Gerusalemme, corrotti come Sodoma e Gomorra. Udite quel che il Signore sta per dirvi; ascoltate quel che il nostro Dio vuole insegnarvi: “Non m’importa dei vostri numerosi sacrifici: voi mi offrite pecore e le parti grasse dei vostri montoni.
Non so cosa farmene del sangue di tori, di agnelli e di capretti. Quando venite a rendermi culto chi vi ha chiesto tutte queste cose e la confusione che fate nel mio santuario? Le vostre offerte sono inutili. L’incenso che bruciate mi dà nausea.
Non posso sopportare le feste della luna nuova, le assemblee e il giorno di sabato, perché sono accompagnati dai vostri peccati. Mi ripugnano le vostre celebrazioni: per me sono un peso e non riesco più a sopportarle.
Quando alzate le mani per la preghiera, io guardo
altrove. Anche se fate preghiere che durano a lungo io non le ascolto, perché le vostre mani sono piene di sangue.
Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini. E’ ora di smetterla di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove.
Ma sia ben chiaro, – dice il Signore – anche se per i vostri peccati siete rossi come il fuoco, vi farò diventare bianchi come la neve e puri come la lana. Se mi darete ascolto, mangerete i frutti di questa terra. Se vi ribellerete ancora, sarete sterminati. Parola del Signore!”.
Il processo prosegue con una seconda serie di accuse che il profeta rivolge al popolo e ai governanti di Gerusalemme, corrotti come Sodoma e Gomorra.
Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini. E’ ora di smetterla di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove.
Ma sia ben chiaro, – dice il Signore – anche se per i vostri peccati siete rossi come il fuoco, vi farò diventare bianchi come la neve e puri come la lana. Se mi darete ascolto, mangerete i frutti di questa terra. Se vi ribellerete ancora, sarete sterminati. Parola del Signore!”.
Il processo prosegue con una seconda serie di accuse che il profeta rivolge al popolo e ai governanti di Gerusalemme, corrotti come Sodoma e Gomorra.
L’argomento di questa seconda parte riguarda il rapporto culto-vita, fede-giustizia: siete un popolo di ipocriti e il vostro culto non serve a nulla!
Questo tema del rapporto culto-vita ritorna anche più avanti: Il Signore ha detto: “Questo popolo si avvicina a me per onorarmi. Mi onora però soltanto con parole, mentre con il cuore è lontano da
me. Tutto il suo culto è senza significato, perché consiste solo in precetti umani” (29,13).
Questo tema del rapporto culto-vita ritorna anche più avanti: Il Signore ha detto: “Questo popolo si avvicina a me per onorarmi. Mi onora però soltanto con parole, mentre con il cuore è lontano da
me. Tutto il suo culto è senza significato, perché consiste solo in precetti umani” (29,13).
Il tema sarà ripreso anche dal Terzo Isaia rispetto al modo di vivere il digiuno religioso: Mi cercano ogni giorno, desiderano conoscere le mie decisioni. Anzi reclamano da me leggi giuste e vogliono che
sia vicino a loro. Sembrano una nazione che agisce con giustizia e osserva le leggi del proprio Dio.
Ma poi mi dicono: “Perché digiunare se non ci guardi? Perché umiliarci se non lo noti?”. E io rispondo: “Proprio mentre digiunate vi preoccupate dei vostri affari e maltrattate i vostri lavoratori. Litigate con violenza, urlate e fate anche a pugni… Questo, secondo voi, si chiama digiunare, umiliarsi davanti al Signore?
sia vicino a loro. Sembrano una nazione che agisce con giustizia e osserva le leggi del proprio Dio.
Ma poi mi dicono: “Perché digiunare se non ci guardi? Perché umiliarci se non lo noti?”. E io rispondo: “Proprio mentre digiunate vi preoccupate dei vostri affari e maltrattate i vostri lavoratori. Litigate con violenza, urlate e fate anche a pugni… Questo, secondo voi, si chiama digiunare, umiliarsi davanti al Signore?
Per digiuno io intendo un’altra cosa: rompere le catene
dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi e spezzare ogni legame che li schiaccia.
dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi e spezzare ogni legame che li schiaccia.
Digiunare significa dividere il pane con chi ha fame, aprire
la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non abbandonare il proprio simile (Is 58,1-12). E’ un tema molto sviluppato da tutti i profeti (vedi: Os 6,6; Am 5,21-24; Ger 7,21-28).
Per culto i profeti intendono tutto l’insieme delle preghiere, dei sacrifici di animali, delle offerte dei prodotti della terra, che costituivano la struttura portante dei santuari e del tempio di Gerusalemme.
Per giustizia i profeti intendono una vita retta; la difesa dei diritti dei poveri, dei deboli, degli ultimi, degli stranieri; l’equa ripartizione dei beni della terra secondo le necessità di ogni famiglia; l’amministrazione della giustizia senza favoritismi verso i potenti a danno degli indifesi.
La seconda requisitoria si svolge in tre momenti:
Accusa: un culto solo esteriore, fatto per dovere o pensando che Dio abbia bisogno delle nostre preghiere e delle nostre offerte, è inutile, vuoto, falso… anzi dà nausea a Dio, gli ripugna e gli fa girare le spalle. La preghiera e il culto servono a noi, non a Dio; sono per la nostra crescita nella fede, non per sdebitarci con lui e ottenere dei favori.
la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non abbandonare il proprio simile (Is 58,1-12). E’ un tema molto sviluppato da tutti i profeti (vedi: Os 6,6; Am 5,21-24; Ger 7,21-28).
Per culto i profeti intendono tutto l’insieme delle preghiere, dei sacrifici di animali, delle offerte dei prodotti della terra, che costituivano la struttura portante dei santuari e del tempio di Gerusalemme.
Per giustizia i profeti intendono una vita retta; la difesa dei diritti dei poveri, dei deboli, degli ultimi, degli stranieri; l’equa ripartizione dei beni della terra secondo le necessità di ogni famiglia; l’amministrazione della giustizia senza favoritismi verso i potenti a danno degli indifesi.
La seconda requisitoria si svolge in tre momenti:
Accusa: un culto solo esteriore, fatto per dovere o pensando che Dio abbia bisogno delle nostre preghiere e delle nostre offerte, è inutile, vuoto, falso… anzi dà nausea a Dio, gli ripugna e gli fa girare le spalle. La preghiera e il culto servono a noi, non a Dio; sono per la nostra crescita nella fede, non per sdebitarci con lui e ottenere dei favori.
Il culto nasce dalla vita (come lode, ringraziamento, supplica, richiesta di perdono, intercessione, comunione) e deve ritornare alla vita (come riconciliazione, gioia, forza, serenità, pace, amore, perdono, giustizia, solidarietà, servizio verso gli uomini, specialmente i poveri, i deboli, i sofferenti).
Vero culto è una vita di obbedienza a Dio e di amore ai fratelli: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, e con tutte le forze e amare il prossimo come se stesso. Questo vale molto più che tutte le offerte e i sacrifici di animali (Mc 12,33), come ha insegnato
Gesù di Nazaret. Non ci può essere vera celebrazione dell’Eucaristia senza la giustizia; non ci può essere vera preghiera senza un cuore libero, capace di perdono e di riconciliazione.
Invito alla conversione: è un appello accorato a ritrovare il vero spirito della preghiera e del culto a Dio attraverso il cambiamento della mentalità e delle scelte di vita. Se nella mente e nel cuore ci sono pensieri e sentimenti di verità, di onestà, di giustizia, di amore verso il prossimo, di perdono delle offese, di riconciliazione e di pace… allora la lode e il culto sono secondo Dio, espressioni di una fede vissuta nello spirito e nella verità dell’amore (Gv 4,24).
Promessa del perdono: Dio è più grande del male, delle grettezze dell’uomo. Dio perdona sempre, gratuitamente, le persone che riconoscono i loro sbagli e accettano di ritornare a lui.
I profeti avevano già annunciato quello che poi Gesù proclamerà con la forza della sua parola di profeta e la provocazione dei suoi gesti di accoglienza e di perdono dei peccatori.
Questa seconda parte del processo si conclude con la benedizione per chi ascolta l’ammonimento del profeta e la maledizione per chi persevera ostinatamente nella sua ribellione verso Dio.
La verifica sul rapporto culto-vita resta sempre di attualità per ogni tempo, anche se oggi è meno pressante di un recente passato perché si sono assottigliate di molto le fila dei praticanti abituali della liturgia domenicale (e anche di quella delle grandi feste annuali).
Vero culto è una vita di obbedienza a Dio e di amore ai fratelli: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, e con tutte le forze e amare il prossimo come se stesso. Questo vale molto più che tutte le offerte e i sacrifici di animali (Mc 12,33), come ha insegnato
Gesù di Nazaret. Non ci può essere vera celebrazione dell’Eucaristia senza la giustizia; non ci può essere vera preghiera senza un cuore libero, capace di perdono e di riconciliazione.
Invito alla conversione: è un appello accorato a ritrovare il vero spirito della preghiera e del culto a Dio attraverso il cambiamento della mentalità e delle scelte di vita. Se nella mente e nel cuore ci sono pensieri e sentimenti di verità, di onestà, di giustizia, di amore verso il prossimo, di perdono delle offese, di riconciliazione e di pace… allora la lode e il culto sono secondo Dio, espressioni di una fede vissuta nello spirito e nella verità dell’amore (Gv 4,24).
Promessa del perdono: Dio è più grande del male, delle grettezze dell’uomo. Dio perdona sempre, gratuitamente, le persone che riconoscono i loro sbagli e accettano di ritornare a lui.
I profeti avevano già annunciato quello che poi Gesù proclamerà con la forza della sua parola di profeta e la provocazione dei suoi gesti di accoglienza e di perdono dei peccatori.
Questa seconda parte del processo si conclude con la benedizione per chi ascolta l’ammonimento del profeta e la maledizione per chi persevera ostinatamente nella sua ribellione verso Dio.
La verifica sul rapporto culto-vita resta sempre di attualità per ogni tempo, anche se oggi è meno pressante di un recente passato perché si sono assottigliate di molto le fila dei praticanti abituali della liturgia domenicale (e anche di quella delle grandi feste annuali).
Questo dovrebbe avere innalzato la “qualità” della presenza e la “coerenza” dello stile di vita conseguente, anche se non bisogna mai attenuare le esigenze della fede per non “scomodare” qualche ascoltatore e perdere ulteriori fedeli. Più esigente invece la verifica rispetto alla celebrazione, ancora molto richiesta, di alcuni Sacramenti come il matrimonio religioso, i Sacramenti dell’iniziazione cristiana per i figli, le esequie in Chiesa (celebrate con solennità o negate).
Se non spetta a noi giudicare la fede e la coscienza delle persone, tocca a noi essere vigili perché le nostre celebrazioni non facciano nausea a Dio e diventino occasione di scandalo per l’incoerenza tra ciò che è proclamato e ciò che si vive, per la vuota ripetizione di parole di circostanza, per la sfarzosità delle cerimonie e dei paramenti, per la blasfema abitudine di attribuire alla volontà di Dio ciò che invece è frutto di tradizioni umane o camuffamento di interessi economici e politici.